Negli ultimi anni si è sentito spesso parlare della tecnica del “rinforzo positivo” nell’educazione dei bambini. Che cosa vuol dire “rinforzo positivo”? Per “rinforzo positivo” si intende il meccanismo per cui tendiamo a ripetere i comportamenti che producono una qualche gratificazione per noi. Tale gratificazione “rinforza” positivamente il comportamento all’origine, rendendolo più frequente.
L’applicazione pratica in ambito psicopedagogico di questo costrutto è che, per ottenere che un bambino metta in atto più probabilmente un certo comportamento positivo (ad esempio rifare il letto da solo), tale comportamento, quando si presenta, andrà in qualche modo “premiato” e quindi rinforzato.
Vi sono pareri divergenti circa l’opportunità di un sistema premiante per mezzo di oggetti materiali (caramelle, giochi). A mio avviso, il “premio” migliore e più efficace per gratificare un figlio è un commento positivo che sottolinei la correttezza del suo comportamento (“Ti sei impegnato molto” “Hai fatto un buon lavoro!”). Va sottolineato che rinforzi verbali che coinvolgono la persona del bambino (“Sei bravo!” “Sei intelligente”) vanno utilizzati con cautela, poiché potrebbero trasmettere l’idea che, quando si comporta diversamente, il figlio non è più “bravo” nella sua totalità: è il comportamento del bambino ad andare bene o non bene, non certo lui nella sua persona.
Un commento positivo può quindi svolgere la funzione di rinforzo del comportamento presentato, rendendo quel dato comportamento più probabile, poiché il bambino percepisce di avere così ottenuto l’attenzione benevola del genitore (il “premio”).
Quando invece un comportamento considerato “sbagliato” (ad esempio fare i “capricci”) vuole essere reso meno frequente, deve produrre la reazione opposta, ovvero un temporaneo ritiro dell’attenzione dei genitori: più che l’inflazionata “indifferenza”, può essere utile spiegare al bambino che il suo comportamento (non lui!) non va bene e quindi invitarlo ad andare nella sua camera, a riflettere per alcuni minuti su quanto accaduto.
Infatti, dalla letteratura scientifica sull’argomento, pare che per disincentivare un comportamento “sbagliato” sia più efficace la sottrazione del “premio”, piuttosto che una vera e propria punizione.
In ogni caso è bene ricordare che i rimproveri devono essere effettuati nell’immediatezza dell’accaduto: è poco efficace rimproverare “a distanza”, dopo che è passato del tempo da quando il bambino ha messo in atto il comportamento.
Infine va sottolineato che qualsiasi rimprovero o punizione si decida di adottare, non deve mai risultare “umiliante” per il bambino poiché in questo modo produrrebbe in lui soltanto una reazione di rabbia e frustrazione ed un attacco alla sua autostima.
Parliamone insieme
Capiamo insieme, fianco a fianco, quale sia il modo migliore per aiutare tuo figlio.